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Venerdì 8 agosto 2014 la 17esima edizione del Carnevale di Alba Adriatica

Carnevale Alba Adriatica 2013

Anche quest’anno il Carnevale di Alba Adriatica, organizzato dall’associazione Albamici, torna a sfilare sul lungomare Marconi: la presentazione della 17esima edizione si terrà il 7 agosto alle 21 all’hotel Excelsior, con la conduzione della serata affidata alla giornalista di Mediaset Alessandra Borgia.
La sfilata invece inizierà venerdì 20 agosto alle 20 nella zona sud del lungomare Marconi e giungerà nella parte nord della città in zona Rotonda Nilo a mezzanotte circa quando la presentatrice Fancy Menei premierà i migliori gruppi della serata.
Folta la partecipazione: confermata la presenza dei carri allegorici di Sant’Egidio alla Vibrata e Notaresco, e non mancheranno i gruppi esterni come Crema, Misterbianco, Anzio, Bologna e il gruppo Asl di Termoli del centro diurno di salute mentale.
Ma il Carnevale di Alba Adriatica è aperto a tutti: i cittadini che desiderano entrare nel serpentone mascherato, potranno infatti iscriversi all’ufficio Iat alla Rotonda Nilo e tutti i gruppi presenti alla sfilata parteciperanno al concorso la Maschera d’oro.  I primi tre in classifica, vinceranno un importante trofeo: le opere in oro, argento e bronzo, sono state realizzate dal maestro orafo Luigi Valentini della maison Valentini Gioielli a Giulianova.
Special guest star sarà Francesca Fichera la showgirl televisiva che affianca Carlo Conti nel quiz L’Eredità su Rai Uno.
Carnevale gustoso, dall’antipasto all’amaro.
Un tema davvero gustoso quello scelto dall’associazione Albamici, che assieme alla collezione di costumi realizzata dal costumista Vincenzo Vitale di Acireale faranno sfilare anche 15 piatti tradizionali della Regione Abruzzo:
Chitarra con le pallottine
Piatto della tradizione teramana. La chitarra (in dialetto maccarunàre) è un attrezzo tradizionale abruzzese che si usa per fare gli spaghetti alla chitarra. È costituito da fili di acciaio tesi, accostati parallelamente su un intelaiatura di legno. Pressando con il mattarello la sfoglia di pasta sui fili della chitarra, si ottengono gli spaghetti. Particolarmente graditi con le pallottine che sono delle polpette di piccole dimensioni preparate rigorosamente a mano e servite con abbondando sugo. L’attrezzo utile per tagliare i maccheroni è stato realizzato per la prima volta dai “setacciari” di San Martino sulla Marrucina in provincia di Chieti intorno al 1860. Spesso lo si trovava come oggetto che faceva parte del corredo della sposa.
Panarda
Il rito affonda le sue radici tra il 1500 e il 1600 nella zona del pescarese. Per le genti d’Abruzzo ricopriva grande importanza l’ospitalità a tavola, infatti, era buona usanza, organizzare un abbondante banchetto per ristorare i poveri. Si preparavano una decina di pietanze in onore degli ospiti che non dovevano essere mai meno di venti. Non potevano mai mancare brodi, zuppe, agnello, formaggi, salumi, pesci e tanto altro. Con il passare dei tempi, la Panarda diventò utile per consolidare amicizie e alleanze. Anche Gabriele D’Annunzio partecipò all’antico rito dal notaio Quirino Federico Ercole a Luco dei Marsi.
Timballo
Piatto immancabile a Natale e Capodanno. Si prepara con le “scrippelle” ovvero frittatine sottili di acqua, farina e uova, simili alle “crepes” francesi che, poste a strati, ospitano spinaci, uova, dadini di formaggio, mozzarella e pallottine. È la classica ricetta tramandata da madre in figlia.
Cerasuolo
Vino ottenuto da uve di Montepulciano. Il colore è rosso e detto “cirasce” che in dialetto abruzzese significa ciliegia.  Nel sapore ritroviamo i frutti rossi quali prugne, pesche ed ovviamente ciliegie. Il vino appartiene alla categoria DOC e DOCG.
Parrozzo
Dolce preparato nel 1920 da Luigi D’Amico titolare di un laboratorio di pasticceria a Pescara che ebbe l’idea di fare un dolce dalle sembianze di un pane rustico, detto anche pane rozzo, da cui è derivato il nome.  La prima persona che assaggiò il Parrozzo fu Gabriele D’Annunzio che, estasiato, scrisse un componimento: «È tante ‘bbone stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè, c’avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce… e che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce…».
Confetti
Nel 1400 a Sulmona si sviluppa un’accurata lavorazione nel monastero di Santa Chiara, con dei fili di seta i confetti venivano legati fra loro per decorare fiori, spighe, grappoli e rosari. La confetteria di Sulmona è considerata la più antica d’Italia.
Mazzarelle
Piatto che non può mancare nel pranzo pasquale dedicato all’agnello. La coratella viene avvolta in foglie di indivia legate con budelline dello stesso agnello. Le mazzarelle possono essere servite sia in umido, lasciate cuocere nel sughetto che al forno.
Virtù
Ricetta da degustare esclusivamente il primo maggio che rispetta con rigore le scadenze del calendario e i ritmi di stagione. I contadini di un tempo, al termine dell’inverno vuotavano le dispense di ciò che era stato conservato nella stagione invernale. Così univano i legumi secchi agli ingredienti freschi della nuova stagione. Il sapore deve nascere da una perfetta miscela e non deve emergere nessun elemento in particolare. La preparazione è molto lunga e complessa.
Brodetto alla Vastese
Piatto della zona di Vasto. Nasce, così come oggi lo conosciamo, con l’arrivo del pomodoro, importato dai conquistadores spagnoli. Il pesce viene cucinato intero e non a pezzi, tranne alcune tipologie che devono essere tranciate, in un coccio. La tradizione vuole che non si giri mai il pesce all’interno del coccio che va “trizzicato” ovvero scosso delicatamente. Proprio la pentola di terracotta ricopre un ruolo fondamentale nella preparazione del brodetto.
Arrosticini
Squisiti spiedini di carne ovina tagliata a tocchetti. Gli arrosticini sono chiamati comunemente in Abruzzo “rustell”. Sono accompagnati da fette di pane casereccio unto con olio extravergine d’oliva. «L’area di diffusione originaria è nella zona pedemontana sul versante orientale del Gran Sasso, principalmente in provincia di Pescara. I nostri spiedini sono giunti intorno agli anni Cinquanta, importati da ambulanti e immigrati stagionali provenienti da Villa Celiera, il paese che sembra proprio configurarsi come la piccola “patria” degli arrosticini» ha scritto il professor Francesco Avolio docente di Linguistica Italiana all’Università degli studi dell’Aquila nel suo documento “Il mistero degli Arrosticini”.
Tartufo
Nel territorio dell’Aquila c’è una produzione spontanea del tartufo. Numerose sono le specie che nascono, ma in particolare è commercializzato il tartufo nero. È uno dei prodotti d’eccellenza nazionale chiamato anche “oro nero” in quanto trattasi di un prodotto pregiato e di alta qualità.
Pecorino di Farindola
Formaggio prodotto con il latte di pecora e caglio di suino, sul versante orientale del massiccio del Gran Sasso in quantità molto limitate ed è probabilmente l’unico che ancora segue un metodo che risale ai tempi dell’antica Roma. La tradizione vuole che solo mani femminili possono cimentarsi nella produzione; il processo è molto lungo e la stagionatura va da tre a dodici mesi.
Zafferano
Prodotto nell’altopiano di Navelli, in provincia dell’Aquila. Fu introdotto dalla Spagna nel XIII secolo grazie ad un frate domenicano della famiglia Santucci. Il frate era un grande appassionato di agricoltura e colpito dalla pianta di zafferano, decise di coltivarla nelle terre di Navelli. I nobili locali iniziarono a commercializzare lo zafferano nei mercati milanesi e veneziani. Il Re Roberto D’Angiò nel 1317 abolì le tasse sullo zafferano per favorirne il commercio all’estero verso Francoforte, Marsiglia, Vienna, Norimberga ed Augusta. Una volta affermatosi, reintrodusse la tassazione per costruire un ospedale e la basilica dedicata a San Bernardino da Siena.
Genziana
Ottima per chiudere un pasto abbondante. Infatti è un eccellente e naturale digestivo. Nasce sulle pendici del Gran Sasso, dal sapore amaro e ricavato dalle radici della pianta. Spesso viene prodotto direttamente in casa.
Scrippelle Mbusse
Tipico piatto teramano, costituito da sottilissime frittatine inzuppate in uno prelibato brodo di carne. Si preparano versando su una padella calda, una pastella di farina, acqua e uova. Il piatto è servito con un abbondante spolverata di parmigiano.

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