ATS GT al Top Marques di Monte Carlo il ritorno di una azienda storica.
Considerata l’evoluzione dell’originale ATS 2500 GT degli anni sessanta, realizzata a quel tempo in soli 12 esemplari e ancor oggi considerata un capolavoro di ingegneria tra i collezionisti di auto, la nuova ATS GT vista al Top Marques di Monte Carlo è una vettura coupé innovativa ma con un elegante profumo vintage.
ATS, acronimo di Automobili Turismo Sport, ha voluto infatti riproporre quello che ormai nelle auto di serie va scomparendo, cioè il vero piacere della guida sportiva senza l’ausilio di tutti quei sistemi che lo limitano, andando a riproporre lo spirito dei mitici anni ’60 rivisitato in chiave contemporanea.
Realizzata sulla base di un telaio in 25CrMo4, materiale usato per le vetture da competizione, la ATS GT dispone di una carrozzeria in Carbonio dal peso di soli 70 Kg, cosa che consente di mantenere il peso finale della vettura inferiore ai 1000 kg, mentre le Sospensioni indipendenti con ammortizzatori Ohlins regolabili e le barre antirollio anteriore e posteriore garantiscono la migliore maneggevolezza sia su strada che in pista.
A questo contribuisce anche il motore, un V8 aspirato con oltre 640 cavalli a 10.000 rpm in posizione posteriore centrale e con baricentro molto basso, in grado di erogare oltre 640 cavalli a 10.000 rpm, valore che consente alla ATS GT di accelerare da 0 a 100 km/h in 2,9 secondi e di raggiungere una velocità massima di oltre 340 km orari.
L’impianto frenante della ATS GT, ovviamente senza ABS, è composto da freni a disco anteriori da 360 mm e posteriori da 355 mm, tutti con pinze a 6 pistoncini, mentre cerchi in lega superleggeri sono da 18″ x 9j all’anteriore e da 19″ x 10.5j al posteriore.
Con la ATS GT che verrà realizzata in una serie limitata a sole 15 vetture, l’azienda, fondata nel 1962 da Carlo Chiti e da Romolo Tavoni e successivamente rilanciata da Daniele Maritan e dalla società DM9, è tornata nel mondo delle supercar, ma con la volontà di proporre qualcosa di alternativo e con l’intenzione di scrivere ancora qualche pagina di storia dell’automobilismo come già successe nella sua prima avventura.
