La Tecnologia sale sul tapis roulant.
Bruciare calorie convertendole in energia senza utilizzare combustibili fossili, in un programma che coniuga perfettamente benessere fisico ed ambientale.
La palestra energeticamente autosufficiente, è la risposta più esaustiva alle esigenze della società contemporanea: benessere fisico e risparmio energetico.
Un concept rivoluzionario che porterebbe non solo ad eliminare del tutto gli sprechi energetici e le sostanze dannose, ma anche a produrre energia pulita.
Il principio è semplice ed intuitivo: utilizzare i fitness-addicted proprio per alimentare le macchine sulle quali si allenano. Attraverso un’attività fisica moderata, infatti, una persona ha la capacità di produrre 50 W di elettricità ed in particolare, pedalando su una cyclette per un’ora al giorno si riescono a produrre circa 18,2 kWh, la stessa energia che consuma un computer portatile medio in due settimane, riducendo di 9 kg le emissioni di CO2 per anno.
L’idea, presentata in concorsi internazionali da società di ingegneria come la Engineering Service System S.r.l. della Dott.ssa Ing. Federica Lunghi, è ad oggi divenuta nel mondo una concreta realtà.
Prime fra tutte ad applicare questo concept è stata la palestra California Fitness Club di Hong Kong dove, su iniziativa della geniale Lucinen Gambarota , 13 attrezzi per gli esercizi sono stati collegati ad una batteria, a sua volta collegata a 13 lampadine a risparmio energetico. Le 13 macchine usate in contemporanea generano circa 300W.
Anche negli Stati Uniti, a Portland (Oregon ) la Green Microgym impiega versioni evolute della “Human Dynamo”, la cyclette che genera energia, ma non solo: qui tutto, dagli attrezzi alle luci, passando per i monitor tv, è alimentato dallo sforzo dei suoi avventori. I watt prodotti durante il training vengono recuperati, immagazzinati e usati in sostituzione della corrente elettrica. Poi, laddove non arriva la fatica umana, entrano in azione i pannelli fotovoltaici.
Il “green concept” sta facendo finalmente il giro del mondo per mostrare che la nuova tecnologia non è solo possibile, ma anche necessaria.