Foraging drink: i cocktail selvatici del 2019
Il foraging drink: il trend del momento
Ingredienti raccolti nei boschi e contaminazioni di sapori
Foraging drink – Meno alcool e più sostenibilità. Sono questi i principali trend del 2019 che accompagneranno il mondo della miscelazione. I cocktail del 2019 nascono nel segno delle materie prime spontanee.
Quali? Magari quelle raccolte direttamente dal barman nel bosco, perché il nuovo macro trend del mondo miscelato è il selvatico. Già, perché se in Italia il foraging (ovvero l’arte di cercare, riconoscere e raccogliere foglie, fiori, bacche e radici che crescono spontaneamente) impazza già da qualche anno nel mondo della cucina, soprattutto in quella d’autore, solo da poco ha contagiato anche la mixology.
Qualche esempio? Il Mirtopolitan del Maracaibo Cocktail Bar di Alghero, un twist di Cospomolitan con vodka aromatizzata al mirto e mirto rosso invece del triple sec; oppure il Gin Tonic al peperone rosso di Tommaso Scamarcio del cocktail bar Hagakure di Bari.
O ancora, il Minotauro del Pinch di Milano, con vodka, mastiha (il liquore resinoso dell’isola di Chios), spremuta di limone e miele alle erbe.
Ma c’è chi usa anche le alghe, come Alessandro Zampieri del Mercante di Venezia.
Pioniera nell’insegnamento del foraging su base scientifica è Valeria Margherita Mosca, fondatrice di Wood*ing Milano, che ha tenuto una masterclass in occasione della prima tappa di Med Transfer.
L’obiettivo è quello di divulgare tra i bartender italiani e internazionali una nuova cultura della miscelazione a favore di una forma di bere che sia sostenibile e anche intelligente.
La tendenza del foraging drink nel mixology è una conseguenza della crescita della coscienza ambientalista e del maggior rispetto che abbiamo verso la natura. Un’attività che fa bene anche alla creatività.
Un mondo fatto di sapori, ma non solo: suoni, aromi e sensazioni uniche che creano l’esperienza perfetta.