Niken Yamaha. Doppia Lama.
Un modo nuovo d’interpretare il concetto sportività su strada
Niken Yamaha – Sabato 23 marzo, grazie all’iniziativa promossa da Yamaha Italia in concerto con la concessionaria Yamaha D&G di Rimini, l’occasione che mi si è presentata è stata una di quelle irripetibili.
Niken Yamaha è la controproposta Yamaha al concetto classico di moto sportiva.
Controproposta perchè non è una moto nel vero senso della parola, ma ancor di più perchè deriva quasi completamente dalla sorella MT-09, una moto che ha traghettato Yamaha nel campo delle naked sportive moderne.
Arrivato al campo base Yamaha e sbrigata la pratica accredito, la direzione ci spiega brevemente alcuni aspetti del Mostro.
Perchè si tratta di questo. Non è una moto con tre ruote. Non è nemmeno un tri-ciclo.
Ma è un qualcosa che dopo un paio di curve elettrizza e spaventa al tempo stesso.
Ma andiamo per gradi.
Due lame, come negli sci i punti di appoggio qui sono due. E garantiscono un’aderenza da brividi.
Ruote da 15 pollici all’anteriore tenute a freno da una coppia di pinze radiali. ABS. Traction control e cruise control. Mappe motore.
Moderna ed efficiace quanto un bisturi ci garantiscono durante il briefing, ma il mio scetticismo sembra ancora prevalere, troppo strana, continuo a ripere.
Come pensano di convincere un motociclista a cambiare per “quella”?! Così imponente e mastodontica sembra..
Sembra, perchè a conti fatti è addirittura più bassa e corta della sorella MT-09. Giusto la larghezza della sezione frontale ne risente un pò.
Ma nulla di trascendentale.
Una forcella per ogni ruota, in grado di garantire il giusto grado di rigidità all’avantreno. E con un angolo al canotto di sterzo di soli 20 gradi si entra nel terreno delle moto da corsa.
Ancora confuso su come approcciarmi alla Niken dal responsabile della D&G Yamaha, Oscar, ricevo le chiavi della GT, la versione più orientata ai lunghi viaggi.
Accessoriata con un paio di borse semirigide laterali, maniglione passeggero e un bel parabrezza sono pronto per aggredire l’asfalto.
Con me c’è Chiara, la mia compagna, che di buon grado accetta di testare la zona comfort per il passeggero.
Ma quello che sarebbe avvenuto di lì a poco non è stata una semplice aggressione, ma una vera e propria violenza aggravata nei confronti della ragione e del buon senso.
Non appena metto in moto il sibilo allo scarico mi da il benvenuto.
Dopo essermi dimenticato quasi subito dell’assenza del tilt lock sulla Niken (il dispositivo antiribaltamente che in caso arresto o partenza mantiene la moto in equilibrio), rischio quasi subito di ribaltarmi da fermo.
E’ pur sempre una moto, basta uno sguardo coi responsabili per ritarare la mia centralina da giretto con fidanzata, a “staisenzapensieri”.
Prima dentro, e in un attimo siamo in movimento. Le parole ascoltate durante il briefing tornano in quel momento prepotenti a ronzare nel casco: “prendeti tombini, polvere, strade sconnesse, non evitatele, ma andateci sopra!”.
In meno di un battito d’ali di farfalla mi ritrovavo in modalità TopGun a mettere nel mirino ogni singola sconnessione del lungo rettileo.
Fino a quando non ho incontrato la mia curva. La Niken è scesa in piega con una facilità ed una velocità imbarazzante.
Perchè è così che mi sono sentito una volta chiusa la curva. Ero in imbarazzo. Mi sono ritrovato ad avere un feeling immediato e la cosa mi ha destabilizzato un attimo.
Allora ti piace giocare sporco eh Niken?
E’ stato dopo aver formulato un pensiero del genere che in una rotonda ho grattato letteralmente le pedane, prima sinistra, poi a destra.
I limiti ora erano soltanto i miei. Perchè quelli della Niken erano da qualche parte, nascosti bene, va a capire dove.
“Come in MotoGP” quasi telepaticamente io e Chiara una volta scesi abbiamo avuto le medesime sensazioni.
Non per gli angoli piega, attestati a circa 40°, ma per come tutto avveniva a velocità spropositate.
Dove con una moto tradizionale mi ritrovavo a frenare, sulla Niken mi permettevo di giocare coi freni anteriori per chiudere la curva nel minor tempo possibile
In meno di 10 minuti mi ero cucito la Niken Yamaha addosso. Andava dove volevo e accellerava dopo i 6000 giri come un caccia bombardiere.
I freni svolgevano alacremente il proprio lavoro, così come il parabrezza più ampio mi proteggeva dell’esposizione diretta dell’aria.
Se il modello “base” della Niken si rivolge ad un pubblico più votato all’incedere sportivo in strada, una volta riconsegnata quella macchina diabolica, capace di riscrivere il concetto di tenuta di strada e maneggevolezza, la GT è sicuramente la scelta più illogicamente razionale che si possa fare perchè avere capacità di carico, unita ad una comodità impareggiabile sia per pilota che per passeggero, rendono questa belva un mezzo dalla duplice anima.
Se guidata in modo coscienzioso, con la testa ben attaccata alle spalle, saprà ripagarvi con docilità e un comfort davvero di altissimo livello (da notare che fino ad ora non ho mai menzionato le manopole riscaldabili in quanto al momento della prova c’erano circa 20 gradi, ma diventano un surplus davvero utile in quelle fredde giornate autunnali o invernali).
Se guidata come un novello pilota di MotoGP vi ritroverete con un sorriso a 32 denti sotto il casco, ma anche con una valanga di punti in meno sulla patente, perchè farsi prendere la mano e iniziare ad osare sempre di più non è mai stato così facile!