Ristorante Piazza Duomo di Alba: il regno dello chef Enrico Crippa
Non bisogna andare troppo lontano per provare una grandissima cucina. Basta recarsi ad Alba e raggiungere uno degli indirizzi di culto per i gourmand e per chi ama proposte nuove e mai banali: Piazza Duomo.
La cucina del Ristorante Piazza Duomo è il regno creativo dello Chef Enrico Crippa, classe 1971, tre stelle Michelin 2014. Crippa, ha portato la sua esperienza internazionale in un territorio dalle tradizioni radicate come quello delle Langhe, e propone sapori inusuali con una cucina che punta molto sulla territorialità e su prodotti locali d’eccellenza, come carni e formaggi.
Il tutto sapientemente accompagnato da una produzione propria di verdure ed erbe selezionate, nel rispetto delle stagioni e poi trasformate abilmente in opera d’arte, come solo gli chef di talento sanno fare.
L’unicità di questo ristorante comunque non è dovuta solamente alla capacità creativa del cuoco, ma anche all’accoglienza riservata a tutti gli ospiti.
Nell’elegante cornice di Piazza Duomo, i maitre, il sommelier e i loro collaboratori conducono gli ospiti in un’esperienza gustativa unica attraverso la presentazione dei piatti proposti dallo chef.
All’arte culinaria dello chef e alla professionalità dello staff al completo si aggiunge un ulteriore capolavoro che rende questo ristorante veramente esclusivo. Lungo tutta la volta di Piazza Duomo campeggia un affresco dell’artista napoletano Francesco Clemente: una gigantesca foglia d’uva, che abbraccia un mappamondo con i suoi cinque continenti, mentre i tralci si ramificano in una serie di immagini metaforiche lungo le 4 pareti della sala con colori tenui che si ispirano al paesaggio langarolo.
Per un ristorante che punta alla grande qualità, infine, Il vino risulta essere indubbiamente una componente molto importante. In Piazza Duomo questo concetto è enfatizzato per il diretto legame della famiglia Ceretto, produttori vinicoli da 3 generazioni. Anche dietro la scelta dei Vini capeggia la voglia di ricerca, di unicità e di territorio, per una carta dei vini non convenzionale, segnata dall’idea di un continuo movimento.