A tu per tu con Francesca Narcisi giovane Chef della Nazionale Italiana Cuochi
La giovane chef cosentina Francesca Narcisi, dopo aver vinto con la Nazionale Italiana Cuochi la selezione continentale in Slovenia rappresentando l’Italia, si prepara per partecipare alla finale della prestigiosa competizione di cucina “Global Chef Challenge”, che si terrà in Corea nella quale rappresenterà l’Europa del Sud.
Abbiamo rivolto alcune domande a Francesca Narcisi. Ed ecco cosa ci ha detto.…
Ha rappresentato l’Italia insieme ad altri due cuochi alle selezioni ufficiali WACS per il Global Chef.
Ci racconta un po’ di questa esperienza.
La scorsa estate mi arrivò l’ invito a far parte dei componenti selezionati per l’Italia per il Global Chef. Ricordo ancora quel giorno. Ero felicissima,anche perché eravamo solo in sei ad essere stati selezionati. Cominciarono gli allenamenti per la competizione, che si è svolta in ottobre alla Fiera di Milano. Vincendo quella competizione, sono riuscita ad accedere alle selezioni europee.
Da quel giorno entra a far parte della mia vita e percorso professionale una grande persona, la Chef Lyubica, già componente della Nic Senior , che inizia ad allenarmi con costanza, rigore, disciplina e tanto impegno sui piatti ho preparato a Lubjana.
Sacrificio, studio, qualche lacrima ma tanta forza ci hanno portato in Slovenia a gareggiare convinti e determinati più che mai. Non semplicemente a vincere ma a dare il meglio di noi stessi indipendentemente dal risultato finale.
Ringrazio molto sia lei che i miei due compagni di viaggio e di competizione lo chef Angelo Di Lena e il suo assistente Giovanni Lorusso, entrambi componenti della Nazionale Italiana Cuochi, con i quali andrò in Corea.
Che effetto le fa rappresentare l’Europa del Sud al “Global Chefs Challenge” & “Hans Bueschkens Junior Chefs Challenge”?
E’ certamente motivo di orgoglio, ma anche una grande responsabilità. Di sicuro non è così facile, del resto come non lo è stato in Slovenia, ma con tanto impegno, allenamento, costanza ed un pizzico di fortuna, che non guasta mai, mi impegnerò al massimo per poter dare e valorizzare la giusta importanza che la cucina italiana merita.
Come e quando è nata la sua passione per i fornelli?
Sono cresciuta in una famiglia dove rispetto, valori e principi sono alla base della nostra educazione. Il pranzo della domenica o la cena quotidiana erano il momento di incontro e ritrovo della famiglia. Fin da piccola ho avuto una grande curiosità verso la cucina, una cucina tradizionale, povera ma di reale gusto e nutrimento. Dà lì in poi, come tutti i bambini, per gioco e divertimento gli impasti di biscotti, di fusilli o gnocchi fatti in casa con la mamma e le nonne.
Come è arrivata a far parte della Federazione nazionale Cuochi?
Ho iniziato a lavorare all’età di 16 anni in uno dei migliori hotel di Cosenza. Sono stati cinque anni di duro lavoro, tanta crescita anche grazie agli insegnamenti di cuochi professionisti, come lo Chef Carmelo Fabbricatore. Inizia così la mia strada verso i concorsi di cucina. Quasi per gioco. Da lì, forse spronata e pronta ad andare avanti per la mia strada nel 2009 a Massa Carrara. E qui lo Chef Fabio Tacchella , general manager della Nazionale Italina Cuochi e grande chef a livello nazionale mi chiese di entrare a far parte della squadra NIC junior( under 25). Rimasi estasiata. E da lì accettando ha inizio il mio percorso nella Nazionale Italiana Cuochi.
Come definirebbe la sua cucina?
Semplice, ma allo stesso tempo sempre alla continua ricerca di tecniche, nuovi ingredienti e diverse culture”.
Cosa non dovrebbe mai mancare in cucina?
La professionalità, il rispetto delle materie prime e la cura dei piatti che serviamo ai nostri commensali.
Quali sono secondo lei le qualità che deve avere un grande chef?
Umiltà, dedizione, amore e passione per la cucina e per il mondo che lo circonda.
Qual è il consiglio che si sente di dare ai tanti giovani che hanno la passione per i fornelli?
Se si crede in ciò che si ama e lo si vuole raggiungere, bisogna andare avanti senza mai farsi fermare da persone che alla fine non hanno o non interpretano la stessa passione per cui viviamo, di combattere e di rimanere sempre con i piedi per terra